Un Volto Santo

Siamo forse abituati a parlare di Gesù o a sentir parlare di Lui. La novità dell’Incarnazione, però, non è poter parlare di Dio, ma poterlo guardare in faccia, nel suo volto di uomo tra gli uomini. 

Ma che faccia ha Gesù? Io da piccola l’ho sempre pensato bello e contento… ma c’è di più. Il suo è un volto Santo. 

Gesù, col suo volto, attira gli uomini a sé, come ha promesso. “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Attira! nel senso più vero del termine: conduce gli uomini a contemplare il suo volto ed essi cominciano a desiderarlo, come accade per uno che si fa presente alla nostra vita portando qualcosa di inedito, una bellezza mai vista, e genera in noi il desiderio di imitarlo, di fissare il suo modo di procedere. 

Nella storia della ricerca dei tratti autentici di Cristo, che ho avuto modo di scoprire nella presentazione della mostra “Il volto ritrovato”, mi sembra evidente come la contemplazione del suo volto sia il crocevia tra il desiderio di Gesù di attirare gli uomini e il desiderio degli uomini di cercarlo, guardarlo, trattenerlo davanti a sé. 

Perché questo desiderio? “è la contemplazione del volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata per le fatiche della vita, o segnata dal peccato.” 

L’uomo ha troppo bisogno di una mano riconciliatrice, di un orizzonte che tenga dentro tutto; eppure di un orizzonte umano, che usa gli occhi per guardarci e la bocca per sorriderci o rivelarci la sua sofferenza. 

La carnalità del suo modo di comunicarsi è lo spazio di realizzazione di quella promessa di Gesù: “attirerò tutti a me”. Da questo, seguendo l’attrattiva, l’uomo scopre nel volto di Gesù ciò per cui è fatto, la verità della sua vocazione: essere veramente uomo. 

Allora forse lo scopo non è trovare i tratti autentici del volto di Cristo nella loro completezza. La sfida è spendersi perché la nostra vita particolare e la vita dell’umanità continui a scovare i segni per proseguire in questo cammino della libertà e dei desideri: un cammino di contemplazione, di ricerca di Cristo; un cammino in cui l’uomo continui, incessantemente, a cercarne i tratti e a scoprire di essere fatto per Lui. 

In questo siamo forse aiutati dalla storia ma soprattutto da Lui, che continua a volersi mostrare. Siamo un po’ tutti il giovane ricco, su cui Gesù fissa lo sguardo e che Gesù ama. In questo senso siamo preceduti, eppure liberi: spetta alla nostra libertà incrociare il suo sguardo, proprio perché esso ci rivela la verità della nostra vocazione e a una vocazione si risponde sempre e solo nella libertà e nella corrispondenza ai desideri. 

Crediamo a questo sguardo? Sappiamo riconoscere come Santo il volto che ci guarda? Siamo disposti a mettere in gioco la libertà per questa vocazione e per un cammino che ha ancora tutta una storia da vivere? 

Sono le domande su cui la mostra mi ha provocato e che mi accompagnano; le metto di fronte al volto di Gesù e le pongo a Lui, perché so che la ricerca non ha come contenuto un’idea, ma ha come centro un uomo, con dei tratti inconfondibili e con un nome preciso: Gesù. 

Jessica