Il Volto Ritrovato

di Paolo Rivera
Quando il 30 settembre 2019 ho visitato per la prima volta la Basilica del Volto Santo di Manoppello, mi sono fermato per alcuni minuti in contemplazione davanti al velo con l’immagine di un volto di uomo, che secondo la tradizione è il Volto di Cristo impresso e non dipinto.
Ricordo che il pensiero principale che avevo non era se quella fosse la vera immagine di Gesù impressa miracolosamente sulla tela. Quel volto era per me un richiamo alla storicità della figura di Gesù, un uomo che percorreva le vie della Palestina e che aveva una forza di attrazione eccezionale su chi lo incontrava. Era questa eccezionalità della persona di Cristo a rendere ragione della Sua pretesa di essere il Figlio di Dio.
La fede cristiana si fonda sull’Incarnazione, perciò ha bisogno di concretezza. Un aspetto della concretezza è il volto: tutti ricordiamo soprattutto il volto delle persone che ci sono care e, nella nostra immaginazione, la persona si identifica con il volto. È normale che sia così anche per il rapporto con Gesù.
Questa dinamica è emersa chiaramente nell’incontro online intitolato “Il Volto Ritrovato”, organizzato dal Centro Culturale San Protaso e svoltosi giovedì 20 maggio 2021. In questo incontro la relatrice Raffaella Zardoni ci ha guidato nella visita virtuale della mostra organizzata in occasione del Meeting di Rimini del 2013, mostra della quale Raffaella era una curatrice. La mostra, disponibile online nel sito internet del Meeting di Rimini, ripercorre la storia degli antichi ritratti del Volto di Cristo, le cosiddette immagini acheropite (non dipinte da mano d’uomo), dal Mandylion orientale, alla Veronica romana vista da Dante, sino al misterioso velo di Manoppello visitato da Benedetto XVI nel 2006.
Come ha detto Raffaella: «Lo scopo [della mostra] non è dare una risposta definitiva circa l’autenticità di queste immagini ma scoprire quanto la storia cristiana sia stata caratterizzata del desiderio di vedere Gesù». La mostra presenta la memoria storica delle due principali immagini acheropite: il Mandylion, la cui presenza è documentata a Costantinopoli fino al 1204, e la Veronica, visibile a Roma dal 1207 fino almeno al 1527. Dal 1527 (Sacco di Roma) la Veronica non è più visibile, anche se ufficialmente è ancora in San Pietro. È questa l’immagine di cui parla Dante, sia nella Vita Nova che nel canto XXXI del Paradiso.
Dice ancora Raffaella: «Nel Medioevo era diffusa la consapevolezza che nel Volto di Cristo si rispecchia la destinazione del mio volto singolare e, se la somiglianza sarà perfetta solo in cielo, già ora se ne riduce la dissomiglianza ogni qualvolta gli occhi si posano su quei lineamenti. Per questo era raccomandato di disporsi frequentemente di fronte al Volto di Cristo».
Nell’epoca moderna disponiamo di due immagini acheropite: la Sindone di Torino e il Volto Santo di Manoppello. A differenza dei secoli passati, è venuta meno la certezza assoluta che queste immagini rappresentino veramente Cristo, perché gli studi scientifici non hanno portato a risposte definitive. Della Sindone sappiamo comunque molto, perché le verifiche storiche e scientifiche sono state tante e rendono plausibile l’ipotesi che si tratti del sudario di Cristo.
Il Volto Santo di Manoppello potrebbe essere la Veronica perduta. Effettivamente ha caratteristiche uniche. È il solo ritratto su velo giunto fino a noi. I tratti del Volto hanno una impressionante somiglianza con le opere degli artisti a Roma tra il XIII e il XVI secolo. Il Volto reca le stesse ferite del Volto sindonico. Ma la verifica dell’ipotesi che il Velo possa essere identificabile con la Veronica romana è ancora agli inizi. Gli studi non hanno dato risposte certe né sull’origine dell’immagine né riguardo alla natura del tessuto.
Tuttavia, la questione fondamentale non è avere la certezza dell’autenticità dell’immagine, ma avere un Volto da contemplare. Ci ha detto Raffaella: «Dio non vuole mai costringere totalmente la libertà; … [la Sua] preoccupazione non è assicurare [che l’immagine sia] proprio questa, quanto assicurare che ci siano sempre [delle immagini], che ci sia sempre questo Volto da guardare». Se ci fosse un’evidenza che non si può negare, allora la fede non sarebbe più tale, non sarebbe più un affidarsi a Cristo. Quello che conta è il desiderio profondo del cuore umano di vedere il Volto di Cristo, desiderio magistralmente espresso da Benedetto XVI nella preghiera che ha composto dopo la visita a Manoppello: «Mostraci, Ti preghiamo, il Tuo volto sempre nuovo, misterioso specchio dell’infinita misericordia di Dio».
Articolo pubblicato su San Protaso InForma