Fare da guida a una mostra non è cosa di tutti i giorni, soprattutto se la mostra si intitola “Il volto ritrovato” e tratta di un volto molto particolare.
Inizialmente ho accettato non sapendo bene quale fosse il tema e mentre mi veniva spiegata mi sono detta che fosse sì interessante, ma non aveva colpito completamente la mia attenzione; nonostante questo ho fin da subito pensato che in ogni caso sarebbe stata un’ottima opportunità per vivere una nuova esperienza. Ho così studiato la mia parte [sulla seconda acheropita, il Mandylion di re Abgar] con la prospettiva di spiegarla al massimo un paio di volte; la prima, venuto il mio turno, ho “esposto la lezione” e ho poi seguito la visita ascoltando anche gli altri compagni che, a modo loro, esponevano la propria parte, e mentre li ascoltavo mi sono accorta che, attraverso il loro personale modo di esprimersi, mettevano sé stessi in quello che dicevano e ponevano l’accento su ciò che più li aveva colpiti.
Inaspettatamente in quei due pomeriggi trascorsi nella chiesa antica di Cesano Maderno, tra i muri affrescati e i pannelli della mostra che, solo se letti attentamente, rivelano la profondità della storia che descrivono, ho ripetuto la mia parte numerose volte a tante persone diverse, di tutte le età, che ascoltavano con meraviglia o curiosità. Quando poi mi è capitato di parlare anche degli altri pannelli, senza mai averli veramente studiati, ho dovuto raccogliere tutte le parole che fino ad allora avevo sentito, ho ripensato alle immagini viste durante la prima spiegazione e ho cercato, un po’ improvvisando, non tanto di spiegare per filo e per segno la storia del volto, cosa che comunque non sarei stata in grado di fare, ma di trasmettere per quanto più possibile tutto ciò che mi aveva colpito e che ogni volta mi colpiva sempre più. Guardando più e più volte i miei pannelli, ma anche tutti gli altri, ho iniziato a scorgere sempre nuovi particolari, rileggendo le citazioni mi sono accorta delle particolari sfumature che quelle parole, proprio quelle, davano alla frase stessa: un sinonimo non avrebbe dato lo stesso effetto.
Grazie al mio ruolo di guida mi sono sentita privilegiata perché ho avuto modo di conoscere meglio la storia del volto di Cristo e mi rammarica il fatto che tutti coloro che hanno visto la mostra per la prima e ultima volta non potranno mai interiorizzare così profondamente tutto quello che non era direttamente accessibile al primo sguardo. Inoltre, tra una visita guidata e l’altra, ho avuto modo di confrontarmi con gli altri e scoprire tutti quegli aspetti che una persona sola, nel suo essere individuo, non avrebbe potuto cogliere
Ho imparato tante cose e ho avuto la possibilità di condividere con altre persone un’esperienza di sicuro non di tutti i giorni, ma soprattutto, e per questo ringrazio chi mi ha dato questa opportunità, sono rimasta incantata davanti a quel volto che dominava tutto l’ambiente con il suo essere altro e al contempo umano.
Giulia Pozzi, studentessa liceo Iris Versari
21/03/2015 – 31/03/2015 PARROCCHIA SANTO STEFANO PROTOMARTIRE, CESANO MADERNO (MB)
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