Veronica e quel suo gesto di pietà

La misteriosa ed affascinante vicenda del “Velo della Veronica”, ovvero il “mandylion”– in siriaco “il fazzoletto” – con cui sulla Via del Calvario sarebbe stato asciugato il volto di Gesù, costituisce uno dei grandi misteri della storia cristiana. Quello che è certo è che il “Velo” per diversi secoli venne considerato uno dei più importanti – se non la più importante in assoluto – reliquia della cristianità, godendo di ampissima fama presso i fedeli e diventando uno fra i soggetti più rappresentati dagli artisti e dai costruttori di edifici di culto dell’intero mondo allora conosciuto. Arrivato secondo la tradizione a Roma in una cassa di legno conservata tutt’ora nel Pantheon come dono per l’imperatore Tiberio, il “velo” rimase stabilmente nell’Urbe e probabilmente divenuto assai presto “tesoro” del Papa. Frammentate notizie si possono raccogliere spigolando fra gli annali del Vaticano: Giovanni VII, nell’VIII secolo, fece costruire una cappella che chiamò “della Veronica” e diversi testimoni, a vario titolo, ne attestano la presenza fin dall’anno mille. Si sa per certo, poi, che Papa Innocenzo III ne fece una esposizione pubblica nell’anno 1297 in seguito alla quale il “panno” vide enormemente accresciuta la sua popolarità fra i fedeli, tanto che la sua solenne ostensione durante l’anno giubilare 1300, come attestato anche da Dante che ne parla in alcuni passi del suo Paradiso, divenne uno dei più importanti e partecipati eventi pubblici di quel periodo. Il Velo della Veronica prese ad essere comunemente chiamato “Meraviglia dell’Urbe”. E da qui inizia il mistero: si dice che il Sacro Velo sia stato trafugato o distrutto durante il sacco di Roma del 1527, ma le notizie in merito a ciò sono piuttosto discordanti. Un velo – difficile dire se l’originale o se una delle numerose copie che ne furono fatte dagli artisti all’epoca – venne comunque conservato in San Pietro e posto, con la costruzione della nuova basilica che sostituì quella preesistente, in una piccola cappella non facilmente accessibile dietro ad uno dei pilastri che sostiene la cupola. Le sue “sortite” pubbliche avvengono ogni anno, quando viene mostrato da molto lontano, in alto sul pilastro. Quasi inesistenti peraltro le ricognizioni che in epoca moderna hanno potuto vedere da vicino la reliquia. Da quando Papa V, nel 1616, prima e Urbano VIII nel 1626 poi ne limitarono il culto vietandone ogni riproduzione, quella che era stata la più importante reliquia cristiana cadde quasi nell’oblio. Un vero mistero inestricabile, dove le certezze storiche sono poche e controverse.

BERENICE, L’EMORROISSA

Santa Veronica, forse lo avrete intuito, è il nostro personaggio della settimana, festeggiato nel calendario cristiano il giorno 12 luglio. Anche se le notizie sulla sua figura sono davvero pochissime e nessuna di esse proviene dal Vangelo, il suo nome è sempre stato assai diffuso in ampia parte del mondo cristiano. Molta tradizione, sebbene suffragata solo da scritti apocrifi, fa coincidere la sua figura con l'”emorroissa”, ovvero la donna di cui non viene citato il nome che Luca racconta essere stata guarita dalla perdita di sangue che la affliggeva da dodici anni dal solo tocco del mantello di Gesù. Secondo la medesima tradizione, si tratta anche della donna che, sul percorso del Calvario, asciugò dal sangue e dal sudore il volto del Cristo che portava la croce con il velo che aveva sul capo. Su di esso, restituitogli, si trovò impressa l’immagine che divenne, poi, la reliquia del Volto Santo. Pare che il suo nome originale fosse Berenice, cosa che tradisce probabilmente la sua origine greco- siriaca, ma esso venne poi “latinizzato” in Veronica, un termine il cui suono ricordava molto le parole “vera icona”, ovvero “vero volto” che appare come un diretto riferimento alla vicenda del Velo. E questo è tutto quello che si sa di lei: che dopo si sia unita agli Apostoli in predicazione viaggiando per l’Europa e portandosi in particolare in Francia, è fatto difficile da verificare.

IL VOLTO SANTO DI MANOPPELLO

Che fine ha fatto l’originale “Velo della Veronica”? Si tratta di una domanda dalla difficile risposta, dato che molte furono le riproduzioni fatte all’epoca del sacro oggetto e che sono almeno una decina i “veli” attualmente conservati in giro per il mondo – fra Francia, Spagna ed Italia – che potrebbero essere ricondotti all’originale. Fra questi, non c’è dubbio che quello più affascinante e che molti ricercatori ritengono autentico sia quello conservato da quattro secoli a Manoppello, dalle parti di Pescara, nella chiesache fu del convento dei Cappuccini e che ora si chiama Basilica del Volto Santo. Si tratta di un piccolo telo ben visibile nella sua posizione rialzata sopra all’altare centrale, la cui prima testimonianza certa è la “Relatione Historica” redatta da Padre Donato Bomba fra il 1642 ed il 1645. Il Velo sarebbe giunto a Manoppello agli inizi del 1500 – cosa che coinciderebbe con la data del “Sacco di Roma” – portato nella Chiesa di San Nicola da un misterioso pellegrino di cui si persero subito le tracce. Sottoposto a studi scientifici per capirne, nacquero ipotesi differenti riguardo alla sua effettiva identità. I frati di Manoppello sostengono che si tratta di uno dei veli sepolcrali. Un piccolo telo di bisso che ha rivelato proprietà davvero incredibili. È, per esempio, “acheropita”, ovvero non presenta alcuna traccia di colore o di pigmenti: l’immagine non pare disegnata da mano umana. Il volto mostra i segni di sofferenza come la guancia colpita e la bocca gonfia. La sofferenza è però rappresentata in modo unico rispetto alle opere quattrocentesche, senza alcuna enfasi o aggiunta di gocce di sangue, lacrime o spine. È inoltre ben visibile, ed identica, da entrambi i lati. Insomma, il fascino del “Velo” rimane intatto con lo scorrere dei secoli. Una Bellezza attraente e viva.

Di Massimo Piciotti

Libertà (bianews), rubrica Alla scoperta dei santi della settimana, venerdì 12 luglio 2019.

 

 

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