
Quest’anno dove andiamo a cercare Veroniche? In Bretagna, dicono che sia così particolare… e poi sono noti i suoi famosi Calvari in pietra, unici nel loro genere. Va bene, organizziamo il viaggio: si studia il percorso in base alle Veroniche già presenti sul sito di “Veronica Route”, si ipotizzano le giornate, gli alloggi, si prenota il volo, la macchina e poi si parte.

L’8 agosto con Anna ed Elisabetta partiamo per una settimana alla volta della Francia, in quella punta protesa sull’oceano che non ho mai visitato, ma di cui tanti amici mi hanno parlato. Atterrando a Parigi, dopo aver preso una supermacchina a noleggio (visto i tanti chilometri da percorrere), la prima tappa obbligata è Chartres, come suggerisce Elisabetta, visto che ci è già stata ed “è imperdibile”. Ed è proprio così: una cattedrale che in una bella giornata di sole “ci aspetta e ci abbraccia” – è questa la mia sensazione -, visto l’impressionante numero di figure scolpite che la decorano all’esterno, oltre naturalmente ai colori fantastici delle sue famose vetrate. Non ci sono Veroniche (strano!), ma si passerebbero le ore a guardare i volti sereni di quei santi scolpiti, curati nei più minimi dettagli.
Purtroppo il tempo vola e noi dobbiamo ancora mangiare e spostarci verso ovest, la nostra meta. Comincerà una lunga serie di degustazioni di ottime crêpe e galette (nei giorni seguenti scopriremo anche le moules-frites, mentre l’alimento base della settimana saranno le uova sode cotte a colazione)!

Nel tardo pomeriggio raggiungiamo la prima Veronica del nostro itinerario nel paesino sperduto di Saint-Céneri-le-Gérei: un centro di un centinaio di abitanti circondato da boschi e prati verdissimi. Nella chiesa romanica rimangono ancora molti affreschi, fra cui quello con papa Urbano V che regge il velo della Veronica. Proseguendo oltre la chiesa si apre una dolce discesa erbosa delimitata dall’ansa di un piccolo fiume; in mezzo alla radura si erge una cappellina costruita tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, sul luogo dove San Céneri aveva posto il suo ricovero. Il colpo d’occhio è notevole e il posto è davvero riposante, ci fermiamo un po’ lì, semplicemente a guardare e respirare. È tardi ma c’è ancora tanta luce, come capita al nord, così decidiamo di cenare nel paesino, dove gustiamo un ottimo tagliere con salumi, formaggi francesi e l’immancabile burro salato: è facile stare insieme se legati da qualcosa di bello e di vero (e di buono)!
Il giorno seguente visitiamo un’altra tappa obbligata del nostro cammino verso ovest: Mont-Saint-Michel, la celebre abbazia costruita su un isolotto con le periodiche maree. Ecco, cattiva idea visitarlo nella prima metà d’agosto, perché sembra che il turismo mondiale si sia dato appuntamento lì… Ma resistiamo alle code e alla calca: ne vale la pena, la visita è molto suggestiva ed è impressionante vedere come i monaci abbiano potuto costruire coi mezzi a loro disposizione un tale capolavoro di ingegneria. Anche qui niente Veroniche… chissà, forse qualcuna è andata perduta nei secoli.
Dopo Mont-Saint-Michel inizia decisamente il nostro viaggio bretone in cerca di Veroniche o – come piace dire a Elisabetta – il nostro pellegrinaggio in cerca del Volto di Gesù. Ogni giorno maciniamo chilometri su chilometri (alla fine saranno più o meno millenovecentottanta in una settimana!) per andare a vedere e fotografare quell’immagine tanto cara. Come già accennato abbiamo incontrato moltissimi Calvari, gruppi di sculture monumentali, dominati dal Crocefisso ed eretti all’esterno di molte chiese. In alcuni di questi gruppi troviamo anche santa Veronica che regge il velo col volto di Gesù, oppure è presente il solo velo: ce ne sono di tutte le grandezze e gli stili. Ciò che li accomuna tutti è il tipico granito bretone in cui sono stati realizzati. I Calvari più importanti sono costruiti dentro un vero e proprio recinto, con tanto di Arco di trionfo all’entrata e una grande cappella (l’Ossario) adiacente. Tra i più maestosi: Plougonven, Guimiliau (con più di 200 sculture), Saint-Thégonnec, Pleyben, Tronoën… Alcuni invece sono delle semplici croci quasi nascoste sul percorso, e in effetti qualcuna ci ha dato del filo da torcere per essere scovata, come quella di Sainte-Marie du Ménez-Hom, dietro un cespuglio a 200 metri dalla chiesa.


In realtà nei nostri spostamenti abbiamo trovato davvero tantissime croci solitarie in pietra disseminate agli incroci delle strade e stradette della bella campagna bretone. Spesso scendevamo dalla macchina a controllare che non ci fosse raffigurata anche una Veronica… A proposito, i toponimi in Bretagna sono molto particolari e spesso complicati: i cartelli sono bilingui e spesso viene scritta l’indicazione solo in bretone, antica lingua del ceppo celtico. Dopo qualche giorno abbiamo finalmente capito che nelle rotonde la freccia che indicava “DA BEP LEC’H”, non invitava a un locale tipico, ma significava “TUTTE LE DIREZIONI”! Chiese e paesi prendono spesso il nome dai numerosissimi santi che hanno evangelizzato la terra di Bretagna a partire dal V secolo. Abbiamo scoperto che molti santi bretoni dai nomi originali non sono mai stati riconosciuti ufficialmente da Roma, ma sono legati alla devozione locale e ancora oggi sono venerati e invocati per necessità particolari. Un vescovo bretone nel 1600 dovette addirittura ordinare di scrivere il nome sotto le statue di questi santi locali, in modo da rendere più facile il loro riconoscimento per i fedeli. A questo proposito abbiamo incontrato due belle statuette di Santa Venice, l’emorroissa del vangelo e coincidente con la santa Veronica per la regione della Normandia, del cui ducato era patrona.

Nelle chiese che visitiamo troviamo statue dai soggetti ricorrenti: tantissimi gruppi della Pietà, sant’Anna con la piccola Maria, Madonne del rosario, oltre naturalmente a sant’Yves, patrono della Bretagna e degli avvocati. Una caratteristica di tante chiese bretoni – scopriamo – sono i sablières, travi portanti coloratissime che venivano scolpite con festoni e personaggi di tutti i tipi. Inoltre nei punti di attacco alle pareti, altre sculture lignee di angeli o di santi impreziosiscono i sablières, i cosiddetti blochet. Fra questi abbiamo individuato in più chiese gli angeli che reggono i simboli della Passione, anche con la nostra cara Veronica.

Dopo una settimana di viaggio, abbiamo gli occhi e il cuore pieni di bellezza, a cominciare dalle tante e differenti espressioni artistiche incontrate, oltre al paesaggio vasto e verde dei pascoli bretoni con le tipiche mucche pezzate, dei campi arati, fino all’aria salmastra sulle spiagge dell’oceano…
Ciao Bretagna, au revoir!
Anna Dall’Ora





